DOXA 300β SHARKHUNTER SUB

Il Doxa 300β Sharkhunter, trova le sue radici nel lontano o 1967, quando la Maison introdusse il concetto di orologio subacqueo.
Le sue qualità attirarono da subito il consenso di subacquei esperti come Jacques Cousteau.
Da allora, ne sono state create numerose varianti, ma tutte con lo stresso denominatore comune che ne ha decretato il successo.

CARATTERISTICHE

Ma quali sono queste caratteristiche che fanno di questo orologio un’icona?
Quando usci per la prima volta, si presentò con un quadrante arancione, decisamente accattivante per quegli anni.
Sulla ghiera in acciaio, erano state inserite le tabelle per la decompressione, una funzione estremamente utile ai professionisti.
Tant’è che queste scale, sono state ispirate a quelle usate dalla Marina Militare Americana.
Nasce così la leggenda del Doxa 300, che con la dicitura SharkHunter, guadagna il suo cinquantaseiesimo compleanno.

A CACCIA DI SQUALI

Il Doxa 300β Sharkhunter è naturalmente l’ultimo nato di Casa.
L’idea non è nuova, ma per chi desiderasse questa configurazione su di un Doxa, eccolo servito.
Dopo mille varianti di colore, materiali e meccaniche, ecco comparire anche l’oro e la ceramica.
Infatti la cassa da 42,5 mm. di diametro realizzata in ceramica nera opaca.
La ghiera è invece realizzata in oro 18 carati 3N, che da contrasto e una raffinatezza definita “urbana”… (?!).
Per questo motivo infatti è stata aggiunta una “β” al nome, che indica una deviazione presa introducendo i contrasti di colore e di luci, audace e discreto, ma rimanendo fedele al design originale.

TECNICO

Va bene, seguiamo la moda con questo design accattivante e “urbano”, ma i contenuti?
A partire dalla cassa che è stata ridisegnata e che ha perso 0,5 mm. di spessore (passando da 13,65 a 11,95 mm.), i contenuti non sono andati persi rispetto al 300T.
Al suo interno il movimento è protetto da una contromossa in titanio.
Così anche il fondello è forgiato nello stresso materiale.
La corona di carica, anch’essa di color oro, è serrata a vite e presenta la classica personalizzazione con il pesciolino.
L’impermeabilità rimane di 300 metri.
La ghiera, girevole in modo uni direzionale, presenta le scale di decompressione in minuti, e la profondità in piedi.

DETTAGLI

Per animarlo è stata scelta la versione automatica con certificato di cronometro del COSC.
Gode di una frequenza di 4 Hz e una riserva di carica di 38 ore.
La base è naturalmente la super collaudata Eta 2824.
A proteggere il quadrante “all black” c’è un vetro zaffiro piatto.
Gli indici dorati godono, come le sfere, di un trattamento al super-LumiNova.
Ad assicurarlo al polso c’è un cinturino in caucciù, naturalmente nero, dotato di una fibbia pieghevole con trattamento PVD nero.
E naturalmente, gode inoltre di una prolunga per la muta.

CONCLUSIONI

Chiudiamo con le considerazioni finali.
Il Doxa 300β Sharkhunter 830.20.101.20 (questa è la referenza), lo si ama o lo si odia.
Sulle conclusioni (personali, sia chiaro) sono combattuto.
Cercherò di essere il più neutro possibile.

Tutto questo azzardo non lo vedo.
La cassa nera con i contrasti oro si sono già visti tempo fa, con i Seiko Turtle e i Bulova Lunar Pilot.
In questo caso siamo un po’ in ritardo sulla moda.
Le casse in ceramica sono ormai cosa superata, vista già anni fa in Casa IWC.
State pensando “chi se ne frega, a me piace! Quanto costa?”….
Costa 7250 Euro.
Ecco.

doxawatches.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
Home
Account
Cart
Search
Torna in alto