Breguet Marie Antoinette

La storia del Breguet Marie Antoinette, comincia nel  1782, quando Abraham Louis Breguet realizza per la regina Marie-Antoinette l’orologio perpetuale a ripetizione e calendario n°2 10/82.
La regina apprezzerà le opere del Maestro e sarà sua cliente durante tutta la sua esistenza. In 1783, A. L. Breguet riceve un ordine stupefacente e misterioso, che viene da un ufficiale delle guardie della regina: gli propone di realizzare per la regina un orologio che incorpora tutte le complicazioni e tutti i perfezionamenti conosciuti all’ epoca, senza nessun limite ne in termini di tempo, né in termini di prezzo dove ciò è possibile.

Gli orologiai di Breguet si mettono al lavoro. Benché ancora all’inizio della sua carriera, A. L. Breguet tiene al suo attivo alcune ottime invenzioni, in particolare l’ orologio con calendario perpetuo e gli orologi a ripetizione di cui è specialista. L’orologio sarà dunque automatico, unico produttore all’epoca; l’ automatismo, affascina il 18o secolo, quando i filosofi vedono nell’orologio una rappresentazione miniaturizzata dell’ Universo.

Si chiede a Breguet di fare un orologio a cattedrale in pochi centimetri quadrati, il risultato sarà il favoloso orologio N° 160 detto “Marie-Antoinette„ che la regina non vedrà mai poiché dopo lunghe interruzioni, non sarà terminato che nel 1827, dopo la morte della regina e quella di A. L. Breguet.

Occorre sottolineare, certamente, che egli agisce in un’opera collettiva, come tutto ciò che è realizzato in grande in orologeria; ha mobilitato anche le competenze di una ventina di collaboratori, di cui, in particolare, Michel Weber, una delle menti più brillanti della Casa.

Complicato

Orologio perpetuo a carica automatica con massa oscillante in platino, dotato delle funzioni e complicazioni seguenti: ripetizione minuti; calendario perpetuo completo (indica il giorno, la data, il mese ed il ciclo di quattro anni); equazione del tempo; riserva di marcia; termometro metallico; grande secondi indipendenti a “volontà” (che trasforma l’orologio nel primo cronografo); piccola secondi continui; scappamento ad ancora; a spirale in oro; doppio paracadute (antichoc).
Tutti gli attriti, le sedi ed i perni sono in zaffiro, senza eccezione. L’orologio possiede una cassa in oro con un quadrante in smalto bianco ed un altro in cristallo di roccia. Il contratto iniziale è stato in gran parte esaudito; Breguet vanta l’orologio più complicato mai fabbricato e resterà durante il un secolo l’orologio più complicato al mondo.

Il seguito della storia potrebbe essere semplice, ma così non è.
Da qui nessuna indicazione di vendita è citata negli archivi.
L’orologio ricompare a Breguet nel 1838 quando il marchese dello Groye lo affida per una revisione; sembra essere allora il nuovo proprietario.
Nuovo mistero: non ritorna mai più a ritirare l’orologio e rimane senza erede.
Non tornando nessuno a richiederlo questo torna nelle mani di Casa Breguet che lo conserva fino al 1887, anno in cui viene ceduto ad un collezionista britannico, Sir Spencer Brunton, prima del di passare al fratello di quest’ultimo.

Di mano in mano

Diventerà in seguito di proprietà del sig. Murray Mark, prima del d’ integrare all’inizio del 20° secolo la collezione prestigiosa di Sir David Lionel Salomons.
Nel 1925, alla morte di quest’ultimo, “Marie-Antoinette„ diventa di proprietà della sua figlia Vera Salomons e l’ avventura continua.
Nel corso di soggiorni in Israele, Vera Salomons si lega strettamente al professore di l’ università ebraica di Gerusalemme nominato Léo Arie Mayer che si appassiona all’ arte islamica.
Decide allora di fondare un museo d’arte islamica in omaggio al suo mentore ed amico.
Mette a disposizione del suo progetto tutte le raccolte d’ arte islamica che possiede e sceglie d’ includere anche la collezione di orologeria occidentale ereditata da suo padre.

Il “Marie Antoinette” è a capo dell’ opera d’ orologeria.
Concepito a Parigi da un orologiaio svizzero per una arciduchessa d’ Austria diventata regina di Francia.
Nel 1974 entra nella collezione del museo di Gerusalemme.

Il Furto

Nove anni più tardi, sabato il 16 aprile 1983, il museo deserto ed insufficientemente protetto, viene derubato e svuotato della sua collezione di orologi. Naturalmente scompare anche il “Marie-Antoinette„
Gli anni passano, e nonostante gli sforzi dell’ Interpol, il bottino resta introvabile.
L’ assenza del “Marie-Antoinette„ è regolarmente oggetto d’ articoli e di studi che possono soltanto constatare che la speranza di rivedere quest’ opera è sottile.

Desideroso di potere esporre nei propri musei uno straordinario mito quale il “Marie-Antoinette„ scomparso, Nicolas G. Hayek decide nel 2004 di ricrearlo, disponendo soltanto di alcune descrizioni e piani sommari e di vecchie fotografie in possesso.
E’ l’ inizio del secondo capitolo della storia del Marie-Antoinette di Breguet.

L’orologio Marie-Antoinette è dunque scomparso da oltre 20 anni.
La società Breguet ha trovato ed anche superato il suo splendore d’antan e Nicolas G. Hayek desidera ricostruire la parte più mitica della storia dell’ orlogeria.
La manifattura Breguet trova poi documenti incompleti negli archivi, descrizioni sommarie dei lavori effettuati, fotografie datate in anni che precedono la sua scomparsa, analisi d’ altri movimenti vecchi che corrispondono in parte ad alcune parti del n°160.

Un passo alla volta, gli ingegneri Breguet intensificano d’ ingegnosità affinché i piani divengano realizzabili, fino a che la seconda “Marie-Antoinette„ inizia a essere costruita.

In parallelo, due collaboratori di Breguet intendono parlare della quercia di Marie-Antoinette situata nel parco del settore nazionale di Versailles vittima delle tempeste scorse e della canicola del 2003 e che deve essere abbattuta, a l’ età di 322 anni.
Nel 1683, la quercia aveva raggiunto un’altezza di 35 metri ed un diametro del tronco di 167 cm. Nicolas G. Hayek invia i suoi collaboratori a Versailles per incontrare il giardiniere e vedere se Breguet avrebbe potuto comperare un pezzo della quercia di Marie-Antoinette per darle una seconda vita trasformandolo in uno scrigno maestoso per l’orologio che porta lo stesso nome.

Non solo meccanismi

Versailles accetta ed offre la quercia a Breguet. In scambio, versailles propone a Breguet di restaurare una statua del suo parco.
Nicolas G. Hayek riceve una cartella con le possibilità di patronato al settore di Marie-Antoinette e preferisce alle statue il finanziamento del restauro del Petit Trianon e del padiglione francese, settori privilegiati della regina Marie-Antoinette per un importo di 5 milioni d’ Euro.
Breguet rende così un doppio omaggio alla regina, ridando al suo orologio ed al suo castello il loro splendore d’antan.

La quercia viene portata in Svizzera, ed i lavori cominciano su tutti i fronti. Ebanisti per lo scrigno, maestri d’ opera per il castello ed orologiai per l’orologio, tutti lavorano con entusiasmo sul progetto “Marie-Antoinette„, la mostra prende vita già nel 2007 quando, per la prima volta, il suo cuore si mette a battere. Appena i mass media vengono a sapere, la saga del N°160 riprende, e Nicolas G. Hayek riceve una posta anonima che gli propone di riacquistare l’orologio scomparso nel 1989 dal Museo di Gerusalemme.

Dopo alcuni scambi di poste, verifiche d’ impiego e discussioni con la polizia, Hayek rifiuta una transazione illegale e si apprende alcuni mesi più tardi che la refurtiva è di ritorno al museo di Gerusalemme.
Ma Breguet, nel frattempo, ha terminato la sua seconda opera e nell’aprile 2008 “Marie-Antoinette de Hayek„ è infine presentato in occasione del salone internazionale d’ horlogerie di Basilea, nel suo scrigno da Regina.

L’ esterno dello scrigno è una riproduzione fedele del disegno particolare della Corte del castello del Petit Trianon. All’ interno, vi si scopre un’intarsiatura, che nasconde il famoso orologio e che rappresenta il famoso ritratto della mano di Marie-Antoinette con la rosa, dipinto da Elisabeth-Louise Vigée Brun nel 1785. Composta da più di mille parti minuscole di diversi tipi di legno, questo capolavoro è stato interamente realizzato da un ebanista svizzero della Valle de Joux.

L’epilogo

Dopo quattro anni, la Maison Breguet ha raggiunto oggi la fine di un’ avventura favolosa ricca di soddisfazioni e Nicolas G. Hayek è felice di rivelare al pubblico il Petit Trianon dopo i lavori di restauro resi possibili grazie al suo patronato.
L’orologio di Marie-Antoinette è esposto per l’ occasione nel suo maestoso scrigno in legno della quercia di Marie-Antoinette, nel castello della Regina.

Le donne famose, da oltre due secoli, scelgono Breguet. Citiamo soltanto Marie-Antoinette, Marquise di Condorcet, l’Imperatrice Joséphine o Caroline Murat, Regina di Napoli, che sono state conquistate dalla scorrevolezza e l’abbagliamento di questi capolavori.
Breguet ha sempre messo al servizio della donna il suo controllo dell’ arte orologiera e di gioielliere.

Le Petit Trianon

PARIGI – Il Petit Trianon, la residenza privata della regina Maria Antonietta, a fianco della Reggia di Versailles, riapre al pubblico nel 2008.
I lavori, durati un anno, sono costati oltre cinque milioni di euro.
La maison di orologi svizzera Breguet (dal 2000 del gruppo Swatch), già orologieri di corte dal 1780 e fornitori di Maria Antonietta, ha finanziato tutto il restauro.
”Il nostro obiettivo era mostrare questa residenza come una casa ancora abitata dalla regina Maria Antonietta, come se la sua proprietaria fosse appena partita, e non come un museo”, ha spiegato oggi Jean-Jacques Aillagon, presidente del museo e delle proprietà della Reggia di Versailles, alla conferenza stampa inaugurale.
I lavori, condotti da Pierre-Andre’ Lablaude, architetto dei Monumenti storici, sotto la direzione di Pierre Arizzoli-Clementel, hanno riguardato le decorazioni originali, l’arredamento degli appartamenti, le installazioni tecniche.
Per la prima volta saranno inoltre aperte al pubblico anche tutte le stanze del secondo piano, che prima era chiuso, tra cui la camera da letto di Maria Antonietta.

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